Top girls di Caryl Churchill. Donne e potere, o meglio libere di potere? | Recensioni (2024)

Monica Nappo firma la regia per la nuova produzione della Fondazione Teatro Due di Parma

Caryl Churchill non è esattamente una frequentatrice abituale delle scene italiane, qualche sporadica apparizione all’interno di ambiti d’avanguardia, come il lavoro del Teatro i a Milano, o della compagnia Blumotion insieme all’attività del collettivo romano Angelo Mai. Per il resto sembra più materia per peculiari studi sociologici che origine di messe in scena teatrali. La sua è una drammaturgia piuttosto scomoda, eccentrica, più impegnata a disorientare lo spettatore che a perseguire direzioni lineari. Polemicamente anti borghese ma mai didattica, la Churchill sa come incattivarsi il pubblico esplorando con audacia e originalità temi importanti attraverso personaggi forti e complessi.

Fondazione Teatro Due di Parma e la regista attrice Monica Nappo decidono di incamminarsi lungo i sofisticati sentieri creativi della più importante autrice della scena britannica contemporanea, provando a svitare i bulloni di questo motore discordante che è “Top Girls”.
Considerato un classico moderno della drammaturgia femminista, scritto nel 1982 e tradotto da Maggie Rose, “Top Girls” si interroga sulla relazione delle donne con il potere, e in particolare i rapporti tra femminilità e posizioni di comando.

Sono proprio i festeggiamenti per una promozione che danno inizio alla pièce. Marlene, manager di successo, festeggia il suo avanzamento professionale con una cena immaginaria con alcune donne famose della storia. In una sorta di immaginario distopico, attorno a una tavolata, brindano alla carriera della protagonista donne strappate alla storia, all’arte e al mito. La papessa Giovanna, Dulle Griet, protagonista dell’omonimo quadro di Peter Bruegel il Vecchio, Lady Nijo, poetessa giapponese del XIII secolo, concubina dell’imperatore e in seguito monaca, Isabella Bird, scrittrice ed esploratrice del XIX secolo, la paziente Griselda, stoica figura raccontata sia da Boccaccio che da Chaucer.
Tra svariate bottiglie e qualche boccone, l’occasione è buona per raccontarsi segreti, sacrifici e conquiste di vite vissute spesso sepolte sotto le polveri di una civiltà irrimediabilmente patriarcale.

Spostandosi nell’attualità rivediamo Marlene, donna in carriera a cui gravitano attorno tutte le vicende, soggiogata al suo individualismo aggressivo che esplora i compromessi che ha dovuto accettare per raggiungere il suo ruolo di vertice. Nata in povertà, Marlene ha lottato per affrontare la competizione con i suoi colleghi uomini nell’agenzia di collocamento londinese dove ora ha raggiunto il comando: “Non credo nella classe” – afferma – “chiunque può fare qualsiasi cosa se ha quello che serve”. È l’incarnazione del thatcherismo degli anni ’80. Sottolineando il costo emotivo e sociale affrontato dalle donne, lo spettacolo sfida l’imitazione degli eccessi maschili che hanno dovuto imitare per acquisire un certo potere.
Maternità, carriera, indipendenza, famiglia, il testo della Churchill non semplifica mai, ma problematizza la vita rivelandone le contraddizioni.

Monica Nappo e un cast molto affiatato (Sara Putignano, Valentina Banci, Sandra Toffolatti, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Martina De Santis, Corinna Andreutti, Simona De Sarno) si lasciano persuadere dal modo obliquo della Churchill di abitare la storia del teatro e si inoltrano in una scrittura svincolata dalle convenzioni realistiche.

Un collage sontuoso di quadri, fotografati dalle scene realisticamente astratte di Barbara Bessi, sostiene un altare di dialoghi sospesi, ambigui, sovrapposti. Strategie di sensi segreti e impeti di sopraffazione assediano la figura di Marlene, che sembra duellare con fantasmi e presenze di un’esistenza votata all’incessante ricerca della rivalsa, o della autentica sé stessa.

Mentre l’azione si sposta progressivamente verso il pubblico, a cercare una sorta di trasbordo della finzione nella nostra attualità, lo spettacolo si trasferisce sempre più nel passato, fornendo una storia delle origini della protagonista, un abisso di conflitti interiori che plasmeranno la natura arrivista della neo dirigente.

Il ritmo incalzante e abilmente dispensato da tutte le interpreti contagia il pubblico, costretto ad addentrarsi, ma soprattutto impregnarsi della complessa e stratificata operazione di smascheramento della parzialità del maschile. Per quanto la frenesia dello sviluppo narrativo sia cifra caratterizzante e allo stesso tempo limite per un compiuto coinvolgimento emotivo.
Il naturalismo adottato per raccontare queste tragicità esistenziali ce le restituisce con efficacia tra le braccia dei nostri sempre troppo sottovalutati pregiudizi e le nostre distratte discriminazioni.

Il mondo di “Top Girls” è un forse ormai lontano dalle attuali lotte per l’emancipazione femminile; ci sembra un passato quasi primordiale in confronto all’evoluzione delle istanze dei nostri giorni. Eppure, allo stesso tempo, sono temi che rimangono tremendamente irrisolti anche nel nostro presente.

TOP GIRLS
di Caryl Churchill
Traduzione di Maggie Rose
Con Sara Putignano, Valentina Banci, Sandra Toffolatti, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Paola De Crescenzo, Martina De Santis, Corinna Andreutti, Simona De Sarnoscene Barbara Bessi
costumi Daniela Ciancio
luci Luca Bronzo
assistente alla regia Elvira Berarducci
regia Monica Nappo
produzione Fondazione Teatro Due

Durata: 2h 5′
Applausi del pubblico: 1′ 45”

Visto a Parma, Teatro Due, il 24 gennaio 2023
Prima nazionale

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